X Legislatura – Tornata del 24 aprile 1869
Faccio questa dichiarazione, lo ripeto, a scanso di equivoco, perchè sono persuaso che la petizione ci va di diritto.
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Massari Giuseppe. Domando la parola. Signor presidente, mi pare, e lo dico a scanso di equivoco, debba rimanere sottinteso che la petizione
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«Appena il più acuto ed il più legittimo dei dolori me lo concede, rivolgo a lei, e per mezzo suo, ai miei onorevoli colleghi, cordialissimi
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, Minghetti, presentato nella Sessione successiva, in iniziativa al Senato del regno, che lo approvò nella tornata del 30 giugno 1863.
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lo sviluppo del disegno di legge da lui proposto; bene inteso che sieno due svolgimenti separati e che portino a due distinte deliberazioni.
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presidente. Onorevole Ricciardi, su questo si è già deliberato. Si è deciso che lo svolgimento del progetto di legge da lei presentato debba aver
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marzo nella città di Ancona. La cagione prima di questi sventurati avvenimenti fu lo stato finanziario di quel comune posto in cattive condizioni. Come
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Il sindaco informatone uscì solo di casa, inerme, non accompagnato da alcuno, e si recò alla residenza municipale. Lo seguirono gli assessori Bonomi
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aveva degli importanti servizi dal sindaco e dalla Giunta resi al comune di Ancona, per lo zelo e l'operosità indefesse che li segnalarono. A nome
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dirsi, questo funzionario neppure fu informato, da chi lo suppliva, di quanto in Ancona accadeva. Il primo sentore che ne giunse alle sue orecchie fu
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alcuna conseguenza, essendo di loro natura nulli ed irriti. Debbo aggiungere che ci furono due eroici cittadini i quali, benchè non ne avessero lo
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Questa nomina cadde sopra lo stesso non mai abbastanza lodato cittadino che aveva dato prova della più grande energia e che si era esposto ai più
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quale, se fosse stata usata a tempo, avrebbe bastato la decima parte per impedire gran parte di questi disgustosi fatti, o, per lo meno, renderli meno
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quella mia dimissione? Fui vittima, lo dissi e io ripeto, della più brutale delle violenze, e potrei liberamente ritirare una rinunzia a cui la mia
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«Il Consiglio comunale si è dimesso. La S. V. al pari di me ne conosce le cause e i fatti che precedettero lo scioglimento, e troppo doloroso sarebbe
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cui scelta io applaudii appena lo conobbi, avendo questo funzionario, che da un pezzo è nei ranghi della pubblica amministrazione, dato prova di
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suo dovere il Governo contro di essi; lo faccia la magistratura, lo facciano anche i cittadini.
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Dopo ciò, signori, sono obbligato a comunicarvi una dolorosa impressione che io risento da questi sciagurati fatti e vi assicuro che non lo farei se
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. Nell'interesse del pubblico bene io l'invoco e me lo aspetto franco e leale.»
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lo Stato, come è accaduto a Milano. Se voi, Governo, lasciate indebolire il principio di autorità, non vi sarà più cosa che sia tenuta rispettabile e
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Che fece allora il prefetto? Dovette provvedere all'amministrazione del comune di Ancona, e lo fece delegandola d'urgenza ad uno di quegli onorevoli
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Lo ripeto, giacchè vedo che l'onorevole Bellini fa degli atti di meraviglia, che, se il consigliere delegato avesse impiegata la forza per
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del Consiglio provinciale perchè provedesse all'amministrazione del comune, lo invitò anche a prendere quelle deliberazioni che avesse giudicate
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lo stesso sindaco ed i membri della Giunta dimessi, i quali unanimemente convennero coi rappresentanti del commercio che il regolamento municipale
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Pissavini. Lo sono tutti.
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presidente. Dopo questa risposta del ministro, l'onorevole interpellante deve dichiarare se è rimasto soddisfatto, e, quando non lo sia, ha diritto
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a me, e mi riservo di ritornare sulla questione, allorchè lo crederò opportuno.
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Lo sono tutti, sta bene. Io sono franco; le poche volte che mi sono indirizzato a questa Camera non posso essere tacciato di aver fatto equivoci
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presidente. Lo so, ma il regolamento vuole che anche le domande siano formulate e deposte sul banco della Presidenza.
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marzo non aveva fatto il suo dovere, e che io lo avessi immediatamente punito.
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Lo stesso inconveniente che si ha per Milano, si ha per Verona. Ma non basta: da Genova per andare a Venezia abbiamo i convogli diretti che si fanno
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disposizione fosse applicata per i porti italiani, come lo è per i porti austriaci, si ovvierebbe ad un grave danno che ne deriva al nostro commercio.
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Del resto, ove si dovesse attuare un qualche convoglio diretto di più, lo si faccia, posto che il pubblico interesse lo esige.
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Lo stesso inconveniente si verifica per i passeggieri tra Genova e Firenze. Ma perchè obbligarli anch'essi a fare il vizioso giro da Alessandria col
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Voglia il signor ministro dire alle società delle ferrovie: io intendo che voi serviate il pubblico come lo dovete; e quando le società gli
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, poichè nella convenzione fatta pella cessione delle ferrovie è stipulato che al ministro spetti lo stabilire gli orari, sentite le società
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Lo Stato non deve alimentare favoriti, ma individui che lo servano utilmente colla mente e col braccio, per aversi un corrispettivo proporzionato al
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Quando noi abbiamo stanziati in bilancio 2 milioni pel corpo del Genio civile, lo ripeto, signori, non so come si possano spendere altre 700 mila
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onorevoli miei colleghi che vollero onorarlo della loro firma, lo vorrà accettare, adoperandosi poi con tutta alacrità per attuare quanto noi chiediamo
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Ma, ammesso anche che me lo provasse, io manterrei la mia proposta, avvegnachè trovo che, quando l'erario è aggravato della spesa di due milioni di
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Quanto a me, lo confesso, mi aspettava tutt'altra conclusione. Trattandosi della spesa di 500 mila lire, 30 mila nella parte straordinaria del
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un innumerevole personale subalterno con uno stipendio da 2500 a 1500 lire, di parecchi ingegneri capi-sezione con lo stipendio di 4000 e di 5000
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Era inutile infatti fare il tronco di ferrovia da Bergamo a Lecco, se poi a questo tronco non si voleva dare lo sviluppo che il suo collocamento
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Or bene, queste società si limitano a chiedere che lo Stato capitalizzi la spesa annua che sopporta ora per la manutenzione di queste strade
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costruzione di questi tronchi ferroviari lo Stato verrebbe a fare un guadagno, guadagno che d'altra parte non si traduce per lui in un onere corrispondente
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d'interessi, ne garanzie chilometriche; essi si contentano di proporre che lo Stato continui a fare anche per l'avvenire la spesa che sostiene oggi
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, oppure si vogliono fare alcune economie senza sopprimere i servigi relativi, allora invece di farsi un bene per lo Stato, si fa un male gravissimo, cioè
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ingegneri che attualmente lo compongono, ossia aggiungervi molti di quelli ora addetti al commissariato delle strade ferrate. Questo è indubitabile, ma allora
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che deve pagare lo Stato, e verificarne esattamente i prodotti, acciò lo Stato, nel corrispondere alle società le somme garantite, non abbia a pagare
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ferrovie, come vi dovrà essere compresa anche la parte dei Genio civile che fu posta al servizio delle provincie, specialmente se lo Stato affiderà per
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Accademia della crusca
